Anche quest’anno l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui le risorse rinnovabili della terra sono terminate, è arrivato in anticipo (1° agosto 2018). Ogni 7 anni si perdono circa 30 giorni di autosufficienza del pianeta. Le proposte di Coldiretti, Assosementi e della Fondazione BCFN. L’impegno della nostra filiera a favore di un’impronta ecologica più leggera.
L’Earth Overshoot Day
Ogni anno, in una data precisa che viene calcolata in base a un apposito indice, l’umanità termina di consumare le risorse che la Terra è in grado di generare per quell’anno e inizia a utilizzare risorse che non può più rimpiazzare. Quest’anno il giorno di non ritorno è caduto il 1° agosto e per i prossimi 5 mesi la richiesta di risorse eroderà il capitale naturale del Pianeta aggravando il nostro debito ecologico. L’Earth Overshoot Day (letteralmente: il giorno in cui la Terra oltrepassa il limite) è nato nel 2006, voluto dal think tank britannico New Economics Foundation, e portato avanti dal Global Footprint Network, una rete di esperti che ha elaborato l’indice per il calcolo dell’impronta ecologica. Secondo i loro calcoli il nostro mondo è andato in overshoot nel 1970 (29 dicembre) e da allora il giorno di sovrasfruttamento è caduto sempre più presto. In poco meno di 50 anni i tempi di autosufficienza del Pianeta si sono ridotti a 7 mesi/anno e per soddisfare il fabbisogno attuale di risorse naturali stiamo sfruttando l’equivalente di 1,7 pianeti Terra. “Stiamo prendendo in prestito le risorse che ci serviranno domani, tra poco più di cinquant’anni rischieremmo di iniziare l’anno ed aver già esaurito quanto a nostra disposizione – osserva Marta Antonelli, responsabile del programma di ricerca della Fondazione BCFN (Barilla Center for Food & Nutrition – centro di pensiero per la sostenibilità alimentare) che ha aggiunto – “Se vogliamo centrare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu dobbiamo adottare una cultura del cibo che ci porti a premiare diete sostenibili, come quella Mediterranea, che propone sistemi alimentari in grado di impattare meno sull’ambiente, soprattutto considerando che oggi la richiesta di cibo rappresenta il 26% dell’impronta ecologica globale”. In sostanza il comparto agroalimentare è uno dei principali ambiti in cui è necessario ottimizzare l’uso delle risorse naturali, incrementando il consumo di frutta, verdura (meglio ancora se biologici e a km 0), cereali e frutta secca, limitando le proteine animali e adottando pratiche antispreco (uso degli avanzi in cucina, attenzione alle date di scadenza, richiesta della Family Bag al ristorante). Abitudini che, secondo un’indagine della Coldiretti sono adottate da 3 italiani su 4, mentre sul fronte dell’efficienza energetica, dello sviluppo urbanistico e dello sfruttamento delle risorse c’è ancora molto da fare. Assosementi suggerisce di ripensare ai modelli di produzione e consumo attraverso l’innovazione e, a tal proposito, il segretario Alberto Lipparini, commentando la sentenza della Corte di Giustizia UE che ha incluso le NBTs (New Breeding Techniques) nella stessa normativa che regola gli Ogm, afferma: “E’ stata persa una grande opportunità. Le Nbts permetterebbero di accelerare i tempi della ricerca per ottenere varietà più produttive (con conseguente riduzione della quantità di suolo necessaria per avere le rese attuali), più tolleranti agli stress idrici (con, in prospettiva, una riduzione delle risorse idriche impiegate nell’irrigazione), più resistenti ai patogeni (e quindi meno esigenti in termini di fitofarmaci).”
L’Impegno Della Nostra Filiera
L’attenzione all’ambiente e al risparmio di risorse naturali è un comune denominatore, condiviso da tutte le aziende della nostra filiera, che si identifica principalmente nella politica Italian Made, modello di sostenibilità sociale e ambientale. Negli ultimi tempi l’impegno è stato ulteriormente incrementato con l’adozione di soluzioni tecnologiche e privilegiando scelte produttive coerenti con questa filosofia. Tra le più recenti ricordiamo il protocollo d’intesa siglato tra Coldiretti, Bonifiche Ferraresi, A2A, Snam e GSE – Gestore dei servizi energetici, con il coinvolgimento di imprese agricole e industriali, dei Comuni italiani, per la produzione di biometano da destinare ai trasporti. In particolare Bonifiche Ferraresi si è impegnata a recuperare scarti organici derivati da coltivazioni e allevamenti per realizzare impianti per la distribuzione del biometano agricolo in Italia con lo scopo di alimentare il trasporto pubblico ma anche auto private o trattori usati per il lavoro nei campi. Un altro intervento rilevante riguarda l’incremento delle coltivazioni biologiche. Un settore che non è più né una moda né una nicchia di mercato, come mostrano i dati di crescita: ortaggi (+11,5%), frutta (+18,3%), vino (+109,9%), carni fresche (+65,2%) e trasformate (+35,4%), oli e grassi vegetali (+41,1%). A conferma di questo trend positivo citiamo il successo della nuova linea di pasta biologica prodotta dal pastificio Ghigi per i punti vendita Conad che sta riscuotendo riscontri molto positivi.