In una recente indagine, condotta dal professor Enzo Spisni, fisiologo della nutrizione dell’Università di Bologna, emergono le differenze nutrizionali tra grani antichi e moderni. I risultati, ottenuti mettendo a confronto studi clinici già esistenti, evidenziano il ruolo positivo dei grani antichi nella modulazione. dell’infiammazione e della permeabilità intestinale.  

Grani Antichi: Una Moda O Un Reale Vantaggio Nutrizionale?

Da qualche anno c’è la tendenza a dare più spazio alle coltivazioni di grani antichi. Diversi studi clinici assegnano a questi cereali un maggiore valore nutrizionale indicandoli come scelta più sana rispetto alle coltivazioni moderne. Ma alcune pubblicazioni sembrano aver messo in dubbio tale aspetto. Considerando che il grano è il principale alimento base in molti Paesi e che, come tale, fornisce una grande percentuale dell’apporto energetico giornaliero a miliardi di persone, è importante comprendere se esistono varietà in grado di offrire reali vantaggi nutrizionali. Recentemente la rivista Nutrients ha pubblicato un interessante studio sulle “Differenti risposte fisiologiche suscitate dalle coltivazioni di grani antichi rispetto a quelle dei moderni”. L’indagine è stata condotta dal professor Enzo Spisni – fisiologo della nutrizione dell’Università di Bologna – che, con il suo team di ricerca, ha analizzato i risultati di studi pertinenti condotti dal 2010 attraverso la ricerca PubMed, usando come parole chiave “grano antico o tradizionale “, “grano immune” e “glutine immune”.  

Si definiscono grani antichi le varietà coltivate prima dell’industrializzazione dell’agricoltura, fino alla prima metà del Novecento; questi cereali differiscono da quelli moderni nell’aspetto, nella genetica e per la produttività, sia in termini quantitativi che qualitativi. E sul piano nutrizionale? Dal punto di vista dei macro e micronutrienti gli studi in vitro non rivelano grandi differenze tra i grani tradizionali e quelli moderni, ma quando si passa a studi clinici, condotti su pazienti e su soggetti sani, tutti i dubbi scompaiono e le diete basate su cultivar antiche o tradizionali hanno sempre mostrato chiari vantaggi in termini di attività antiinfiammatorie e antiossidanti.

Il professor Spisni rileva che la presenza nei grani antichi di un glutine più debole, di un indice glicemico più basso, di un elevato contenuto proteico, di un’ampia varietà di polifenoli e di carotenoidi rendono questi cereali più digeribili e, per la ridotta azione infiammatoria, più adatti a pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile, patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e steatosi epatica

I grani moderni invece scontano la scelta di criteri diversi che hanno portato a selezionare cereali con caratteristiche di maggiore lavorabilità per l’industria e di più elevata produttività per ettaro, a scapito di una difficoltà digestiva dovuta alla presenza di proteine che riducono l’attività dei parassiti ma inibiscono l’amilasi e la tripsina.

Per maggiori dettagli consultare l’indagine completa: https://www.mdpi.com/2072-6643/11/12/2879/htm